“Quel tale deve oscillare”: Oscar Wilde, commediografo e poeta, rimase sconvolto dalla rivelazione che un detenuto omicida, rinchiuso come lui nel carcere inglese di Reading, sarebbe stato impiccato. La citazione appare nella quarta di copertina del romanzo di Roberto Ippolito “Wilde come se”, pubblicato da Sem Feltrinelli, che sarà presentato nello storico borgo di San Miniato (Pisa) sabato 29 novembre 2025 alle 17.00.
L’incontro sarà condotto dall’assessore alla cultura Matteo Squicciarini e dalla giornalista Federica Antonelli nella preziosa Sala delle Sette Virtù (Palazzo Comunale, Via Vittime del Duomo 8, ingresso libero) ricoperta dagli affreschi realizzati tra il Trecento e il Cinquecento, con gli stemmi araldici dei governanti e la Madonna che allatta. L’evento è compreso nella rassegna “Letture al tartufo” della 54ma Mostra mercato del tartufo bianco delle Colline Sanminiatesi.
Coincide con una doppia ricorrenza. Rappresenta infatti un’anteprima della Festa della Toscana celebrata il 30 novembre, giorno dell’abolizione nel 1786 da parte del Granduca Leopoldo della pena di morte in Toscana, primo stato al mondo. E il 30 novembre è anche il 125° anniversario della morte di Oscar Wilde che denunciò, come ricostruito in “Wilde come se”, l’orrore della sentenza capitale secondo cui “solo il sangue può cancellare il sangue”. Per i 260 anni dall’insediamento del Granduca Leopoldo sabato 29 sono previsti anche una performance teatrale e un Concerto d’Archi storici.
La pena di morte è dunque un tema centrale, anche se non il solo, delle pagine di Roberto Ippolito: l’uomo che ha ucciso deve morire. “La giustizia sta per ammazzare a sua volta”, si legge nel libro. E “ha il diritto di farlo: toglie la vita per punire chi ha tolto la vita perché non si toglie la vita”. Un terzo dei paesi del mondo non ha, ancora oggi, seguito la Toscana del Settecento e conserva la pena di morte.
La presentazione, organizzata dal Comune di San Miniato, da San Miniato Promozione e dalla Biblioteca Mario Luzi, fa entrare nell’era vittoriana alla fine dell’Ottocento. Messe a fuoco nel dialogo con Matteo Squicciarini e Federica Antonelli, le vicende dei due protagonisti di “Wilde come se” sono raccontate per la prima volta con episodi e dettagli non conosciuti. Sono basate su anni di ricerche in tutte le direzioni, in particolare sui giornali del diciannovesimo secolo. Nel risvolto è scritto che ogni parola del romanzo “deriva dalla documentazione raccolta”. Pertanto: “Nessuna fantasia. Purtroppo”.
Il “tale” che deve oscillare è Charles Thomas Wooldridge, soldato delle guardie reali di Buckingham Palace e Windsor, che si sposa benché non autorizzato dai superiori. Intanto, con le sue commedie e il fascino personale, Oscar Wilde compie una cavalcata vincente nella scena culturale. Ma è un bersaglio dei conservatori e dei benpensanti
I due destini sono lontani. E lo saranno le loro tragedie. Charles è ossessionato dallo spettro della gelosia: ammazza ferocemente la moglie ed è condannato a morte. Oscar è perseguitato da un marchese timoroso per l’avvio del figlio all’omosessualità. Processato, è accusato di immoralità addirittura per la condotta del suo personaggio di fantasia, Dorian Gray. Subisce due anni di devastanti lavori forzati per “grave indecenza”.
Il potere schiaccia il poeta, afferma Ippolito, in una storia in cui entrano anche George Bernard Shaw, William Butler Yeats, Arthur Conan Doyle, Émile Zola, André Gide e Henri de Toulouse-Lautrec. I due protagonisti finiscono a Reading Gaol, la prigione che porta alla pazzia per l’isolamento dei detenuti. Due uomini reietti, spinti fuori dal cuore del mondo, che si incrociano come due navi ormai spacciate mentre attraversano una tempesta: Oscar vede così sé stesso e il soldato. Incamera il dolore dell’altro. Annientato dall’umiliazione pubblica, ha però la forza di comporre “La ballata del carcere di Reading”, versi struggenti e disperati sulla crudeltà della giustizia che uccide e sui soprusi fra le sbarre.
Roberto Ippolito, impegnato nel tour di presentazioni, è scrittore, giornalista e organizzatore culturale. Con “Delitto Neruda” (Chiarelettere) ha rivelato la morte non naturale del poeta cileno. In precedenza ha firmato libri d’inchiesta sulla legalità e la cultura, come “Ignoranti” e “Abusivi” (Chiarelettere) o “Evasori” e “Il Bel Paese maltrattato” (Bompiani). È ideatore di eventi che portano la cultura tra la gente nei luoghi più vari. Ha lavorato per “La Stampa” e, con incarichi direttivi, per il Festival dell’economia di Trento, la Confindustria e la Luiss dove ha anche insegnato alla Scuola superiore di giornalismo.

